Oggi le aziende hanno sempre più bisogno di raccontarsi, un bisogno imprescindibile se vogliono togliersi di dosso l’impronta opaca della comunicazione aziendale classica, portata avanti a colpi di comunicati stampa e spot.
Tra l’altro molte delle tecniche di pubblicità risultano decisamente antiquate, anche perché il comportamento del pubblico si è decisamente trasformato nel tempo, complice l’evoluzione della tecnologia.
Ai nostri giorni infatti, non solo si consuma sempre meno televisione, ma, quello che più conta, le persone si sono ormai assuefatte ai messaggi pubblicitari classici e soprattutto alla strategia “push” che ha imperato per anni nei canali dei mass media tradizionali, secondo cui, era la ripetizione di uno spot ad oltranza, la sola e unica ricetta per persuadere un cliente e convincerlo all’acquisto.

Sui nuovi media invece domina la strategia “pull”, dunque è l’utente a cercare informazioni. Certo è vero, esistono realtà web e sono molte, che tendono a forzare la mano sull’attenzione degli internauti, proprio come avveniva un tempo, con banner invadenti che bloccano lo schermo e interrompono l’immersività della navigazione e la fruizione di contenuti (interruption marketing) ma, si converrà con me, non è certo una pratica raccomandabile: nessuno vuole essere interrotto e il web non è certo un luogo ideale per la promozione selvaggia urlata a squarciagola.

Ecco dunque la straordinaria rivoluzione del corporate storytelling, il cui scopo è in primis quello di coinvolgere il pubblico e divertirlo e – solo di rimando – pubblicizzare qualcosa. In questo modo tutta la magia del corporate storytelling può sprigionarsi, irradiando emozioni nelle persone, che si identificano nella storia, le aderiscono e si immedesimano nella vicenda come se fosse la propria. E così i contenuti narrati hanno il potere di farsi ricordare, e magari spingere chi si avvale della loro fruizione alla condivisione virale sui social network.

Raccontare storie sensazionali ed emotive, che mettano in campo personaggi alle prese con prove difficili e rischiose: è questa una delle strade maestre per perseguire un valido e deciso corporate storytelling. Ed è appunto quello che fa egregiamente Redbull quando narra di persone che si cimentano in sfide spettacolari come nel caso di Danny MacAskill’s.

In questo caso il corporate storytelling risulta molto efficace non solo perché gioca sulla performance davvero impressionante del biker, ma anche perché esercita una leva emotiva, contrappuntando la prestazione a quel suo “essere bambino” che sogna di fare grandi cose.
Guardate il video e capirete da voi. Buona visione!