girardIl critico letterario Renè Girard è molto famoso per il suo lavoro che afferisce il campo dell’antropologia filosofica, della critica letteraria, della psicologia, della storia, della sociologia e della teologia.

Quello che a noi interessa in questa sede mettere in evidenza è che Girard, invece di andare alla ricerca della “originalità” delle opere letterarie, cerca ciò che parecchie opere hanno in comune, il loro meccanismo universale.
Girard scopre e teorizza così il modello triangolare del desiderio. Secondo tale schema gli uomini non sviluppano un rapporto diretto tra loro e l’oggetto desiderato ma imitano sempre un mediatore. Dunque il desiderio non risulta mai spontaneo nel senso di venuto da solo. Ma sempre imitato sulla base di una mediazione.
Da qui il carattere mimetico e triangolare del modello con i suoi tre poli (tra cui passa molta corrente “narrativa”):

1) soggetto desiderante
2) oggetto desiderato
3) mediatore

Rene GirardL’uomo ha una capacità imitativa (che d’ora in poi chiameremo mimetica) molto superiore rispetto agli altri animali ed è per questo che si è evoluto così tanto rispetto ad essi. Però questa stessa capacità rappresenta per l’uomo anche un problema e una fonte di guai (e quindi per lo scrittore un pozzo inesauribile di ispirazione).

Il modello mimetico, che l’uomo assimila durante la crescita, può continuare a rappresentare il paradigma dominante di interpretazione della realtà. Ciò spinge l’uomo ad una rincorsa estrema dei propri desideri e ad un confronto continuo. Guardatevi attorno e capirete presto che Rene Girard ha ragione.

Da qui la frustrazione e quel senso di inferiorità che molti uomini avvertono e che può diventare risentimento e rivalsa riguardo ad altri rivali oppure riguardo ai modelli di riferimento appresi. E da qui le storie “interessanti” per lo scrittore, storie che narrano i turbamenti di identità di soggetti particolarmente desideranti e la loro trasformazione nel tempo.

Girard ci spiega inoltre che quando due soggetti condividono lo stesso oggetto del desiderio e si avvicinano tra loro iniziano a fungere da mediatore l’un l’altro. Nasce così la mediazione interna del desiderio che rende la dimensione desiderante ancora più estrema e ancora più utile nell’ambito della tensione narrativa e della trama. Si creano insomma importanti e preziosi corto-circuiti.