Insomma avete avuto la grande opportunità di parlare con un produttore.
E siete lì a parlare da minuti e minuti ma ad un certo punto vedete la sua faccia di disappunto e venite liquidati in maniera sbrigativa. Che cosa è successo?
Perchè il vostro grande progetto non verrà finanziato?
Dove avete sbagliato?
Forse che non era un così grande progetto?
La prima domanda da porsi a questo punto è la seguente.
Quando parlo con gli altri, per vendere la mia storia, riesco ad esprimere con chiarezza la mia idea?
Quante parole mi servono per esprimere il concetto di storia che ho in mente?
Conoscete il detto secondo il quale le parole servono più a nascondere che a comunicare? Ciò è ancora più vero quando se ne usano tante. Al contrario poter esprimere in poche parole un proprio progetto è indice di estrema chiarezza mentale. Segnala un pensiero ben sviluppato e consapevole.
Ma non è affare semplice. E non risulta molto naturale.
Ma anzitutto vediamo. Cosa significa scrivere un PITCH? Significa scrivere un periodo (da intendersi come insieme di più frasi) che sia l’estrema sintesi del nostro progetto filmico. Ciò ci aiuta senza dubbio a capire a che punto di chiarezza siamo nel progetto (e soprattutto a comunicare la nostra idea a chi di dovere).
Bisogna raccontare chi è il nostro personaggio ed il conflitto che vive.
Due, massimo tre brevi frasi. Più il pitch è breve, meglio è.
Non usare nomi propri dei personaggi perché non ci dicono proprio niente.
Meglio dire “ragazzo trentenne malvissuto” rispetto a “Marco”.
Sappiate che scrivere un picth (questa ”frase descrizione” sintetica del nostro progetto) è una forma d’arte ma anche una pratica logica che si perfeziona con la sua attività (improving by doing) perchè in effetti non è del tutto naturale per la testa dell’uomo. Se possiamo fare una metafora è come osservare una mappa o meglio un territorio dall’alto. Per l’uomo, che non vola, e dunque non ha quella prospettiva, non è così semplice avere tale visione di ricognizione.
Come si scrive dunque questo periodo chiarificatore?
Facciamo l’operazione su un film già realizzato.
Prendiamo ad esempio il film La ragazza con l’orecchino di perla e proviamo a scriverne un pitch.
La prima frase del periodo introduce l’ambientazione ed il protagonista.
ES. Olanda 1660. Una ragazza è costretta a lavorare come cameriera nella casa di un famoso pittore.
La seconda illustra il suo conflitto.
ES. Diventerà la modella di uno dei più famosi artisti fiamminghi ma sarà oggetto (suo malgrado) della gelosia della moglie del pittore.
L’ultima frase deve lasciare chi legge con la voglia di saperne di più.
ES. Quel pittore di chiama Vermeer.
Esercitandoci sui film già fatti possiamo comprendere come gestire questo strumento concettuale, così tanto utile.
Un’ultima nota.
Questo strumento naturalmente può essere utilizzato dovunque ci siano storie da ideare. E quindi anche in ambito letterario. E può aiutare a risparmiare molto le energie creative.
Dunque sei uno scrittore che finalmente ha finito il suo romanzo, ma ora stai fissando un enorme cumulo di carte che hanno disperatamente bisogno di riscrittura? Eppure ti sembrava di avere le idee molto chiare prima di iniziare a scrivere. Oppure hai appena ricevuto una lettera da incubo dall’editor che ti indica tutte le cose che vanno riscritte e corrette.
Forse che ti conviene usare il pitch?
Buona chiarezza a tutti.