Ci avete mai fatto caso? Molte parole oscure ed inquietanti iniziano con PARA.
PARAPSICOLOGIA, PARAGNOSTA,
PARADIGMA, PARALLASSE,
PARASSITA, PARANOIA,
PARADISO, PARADOSSO.
Para significa contro, doxa significa opinione.
Paradosso sta dunque a significare ciò che contraddice l’opinione corrente e va “oltre l’apparenza”.
Come non pensare allora a quei messaggi apparentemente chiari ma di difficile comprensione, frasi che si prestano a differenti interpretazioni, o, se volete, indovinelli senza risposta (sono certamente nella mia lingua, ma non riesco a capirli).
Che cosa, esattamente, non ricordi?
Chi, precisamente, non hai preso in giro?
Qual è il tuo giorno di non compleanno?
Oppure, come non richiamare alla memoria le parole del filosofo greco Eubulide che nella metà del IV secolo a.C formulava il suo celeberrimo paradosso del mentitore.
Un uomo dice «Io sto mentendo.» Mente o dice il vero?
Naturalmente chi dice di mentire non mente perché altrimenti direbbe la verità.
Ma non dice neppure la verità, perché altrimenti mentirebbe.
Non si esce molto facilmente da questo quesito logico, anzi a dirla tutta, non vi si esce affatto.
Venendo più al campo dello storytelling e paradosso ma in ambito visivo, uno dei più importanti e prolifici produttori di opere in ambito paradossale è senza dubbio René Magritte.
Emblematico a tale riguardo il quadro “Impero della luce” che risale al ben lontano 1954.
Non è forse meraviglioso il paradosso presente in quest’immagine? Il contrasto impossibile tra il luminoso cielo diurno e l’immagine tetra della casa immersa nella buia foresta.
Sempre in campo di storytelling e paradosso e sempre in ambito visivo, come non pensare a Escher, e al suo “Mani che disegnano“.
In questo caso il paradosso principe è quello dell’autoreferenzialità: ognuna delle mani sta disegnando la sua gemella “altra” mentre un ulteriore elemento di contraddizione è offerto dal contrasto tra la tridimensionalità delle mani e la bidimensionalità dei polsini delle camicie.
Un’altra opera di Escher, sempre esemplare in ambito di storytelling e paradosso è quella intitolata “Su e giù” e risale al Luglio del 1947.
L’artista ritrae un assolato cortile e una scalinata con un ragazzo e una ragazza: lei si porge dalla finestra, lui la guarda seduto dalla ripida scalinata. Anche qui la premessa dell’immagine è vera, ma la conclusione logica a cui ci porta la sua osservazione è falsa.
Infatti, a ben guardare, l’opera presenta un unico punto di fuga utilizzato prima come zenit, nella parte inferiore e poi come nadir, nella parte superiore, con un risultato finale di totale e perfetta fusione tra i due mondi impossibili giustapposti.
La conseguenza? Un potente e affascinante paradosso visivo che non smette mai di incantare.
Un altro esempio eccellente di storytelling e paradosso?
Pensate al teatro, che non solo non nasconde le sue bugie, ma fa di tutto per dichiararle solennemente, aprendo il sipario, spegnendo le luci, facendo entrare in scena gli attori truccati e mascherati.
Tutto un insieme di artifici messi in campo per separare la sala dal palcoscenico, il pubblico dagli attori, la realtà dalla finzione: artifici che altro non fanno che dichiarare apertamente e di continuo agli spettatori “tutto ciò che vedete e sentite è finto.”
Eppure, dopo pochi istanti dall’inizio della rappresentazione, si scivola nella meraviglia dello spettacolo, in quella sospensione dell’incredulità che ci fa mettere da parte le facoltà critiche e ignorare le le incongruenze secondarie. Ovvio, a meno che a recitare non siano proprio dei cani!
Insomma cosa dire di questo paradosso che la logica aborrisce ma lo storytelling blandisce?
Beh nulla o poco meno di nulla perché il campo è vasto e complesso. Forse è solo lecito accennare che anche la nostra vita è intessuta di paradossi.
Non è forse paradossale il modo in cui gran parte di noi trascorre le proprie vacanze, in coda ai caselli autostradali prima, in coda nelle cittadine di villeggiatura dopo, alla ricerca del fatidico parcheggio, per poi finire a giacere pigiati e arrostiti sotto al solleone, salvo poi, d’inverno rischiare l’ibernazione, sempre in coda ma in questo caso per gli ski-lift?
Paradossi, verità contraddittorie che, il più delle volte, la nostra mente non è nemmeno in grado di percepire ma che lo storytelling si, eccome se sa, mettere in luce ed esprimere in modo originale, portentoso e creativo.
Viva lo storytelling e il paradosso.